by
Mariateresa Chirico
DESIGN POETICO
Rigore creativo: lavorare in coppia
A prima vista potrebbe suonare una contraddizione, quasi un ossimoro, ma proprio nello sconfinamento continuo tra due registri, apparentemente in opposizione, sta la forza del design dei Gum, Gabriele Pardi e Laura Fiaschi.
Da un lato il rigore insito nella progettazione, una progettazione che non affida nulla al caso, che non lascia margini all'improvvisazione; dall'altro la dimensione poetica, che porta a risultati carichi di suggestione, di emozione, di evocazione.
Un sodalizio, il loro, di vita personale e di lavoro che risale al 1999 quando costituiscono a Viareggio, città natale di Gabriele, Gumdesign, uno studio professionale che si occupa di architettura, industrial design, grafica, art direction per aziende ed eventi.
E il nome tradisce la vocazione "elastica" del loro fare, la capacità di estendersi in settori differenti, di allungarsi a cogliere suggerimenti apparentemente lontani, di abbracciare modalità di approccio diverse che però poi si compenetrano, si fondono, ritornano in un tutto armonico.
Gabriele, classe 1966, laureatosi in Architettura a Firenze, porta il rigore del progettare nel rispetto di regole, magari da reinventare di continuo, ma forti, consolidate e in qualche modo vincolanti; Laura, del 1977, si è formata a una scuola, l'Università del Progetto di Reggio Emilia, caratterizzata dalla fluidità, dal continuo passaggio da un linguaggio a un altro, da una forma di comunicazione a un'altra. All'insegna della creatività le contaminazioni sono per lei elemento vitale, sono l'humus che dà vita a ogni realizzazione. E forse questa sorta di ambiguità sta proprio nelle sue origini: è nata a Carrara, città che risente di una tradizione, soprattutto linguistica, legata all'Emilia Romagna, ma che è fortemente radicata nella storica Lunigiana ai piedi delle Alpi Apuane, regione suddivisa tra Liguria, Emilia Romagna e Toscana.
Tradizioni e culture differenti che si incontrano, si intrecciano, si influenzano reciprocamente.
Pensare per scarti, pensare varcando soglie diverse, pensare fuori dagli schemi, senza vincoli precostituiti, in piena libertà: questa è un po' la cifra che contraddistingue i progetti di Gumdesign. Non è facile: spesso i primi vincoli sono insiti in noi stessi, sono delle barriere costruite dalla formazione, dalla cultura, dal contesto in cui si opera. Riuscire, invece, a superare la soglia, ad andare oltre, a porsi in una prospettiva del tutto differente è una capacità più rara di quanto si possa pensare, ma che può dare esiti insospettati.
Il dialogo tra Gabriele e Laura - che si firmano addirittura con un solo nome! - è costante, inesauribile, dinamico, decisamente proficuo e sempre stimolante. Non pongono vincoli al proprio operare, ma sono pronti ad affrontare ogni tema progettuale, dalla macro alla micro scala, inserendo pure la comunicazione, quale espressione di una ben specifica progettazione.
Ecco allora che negli anni si sono succeduti progetti di architettura e di ristrutturazione, di progettazione urbana e allestimenti, di industrial design, graphic design e comunicazione.
Nel campo più specificatamente architettonico è da ricordare il primo edificio, per la Immobiliare Gea (2008),
destinato ad attività cantieristiche e collegate alla nautica: in esso gli elementi ortogonali si affiancano a una parete in diagonale e la superficie è percorsa da un lunghissimo codice a barre, esplicito richiamo nel gioco di tono su tono alla colorazione delle tipiche case viareggine del periodo liberty; segue Vela del 2009, a destinazione commerciale, ben definito nell'impostazione architettonica con una facciata inclinata, la cui superficie è scandita da pannelli di diverse tonalità di grigio e di bianco: quasi una pittura astratta. Numerose le ristrutturazioni a cominciare da quella del proprio studio (1999), uno spazio forte, articolato su due piani, che tradisce l'intensa e fervida attività dei suoi abitanti con il "suo disordine razionale", come dicono i Gum, a quelle di edifici e appartamenti, innovativi ma rispettosi della tradizione, della collocazione, delle esigenze del committente.
E poi gli allestimenti, moltissimi, per mostre ed eventi quali Abitare il tempo (Verona, 2003, 2004, 2005, 2012), Abitami (2011) e Macef (2012) per la Fiera di Milano, Maison & Objet a Parigi (2012), per citarne solo alcuni.
Nel mondo degli oggetti
La medesima modalità operativa caratterizza la progettazione dei prodotti di design, che si svolge davvero a tutto campo, pienamente libera di sondare forme, decori, colori senza però dimenticare la funzione cui gli oggetti sono destinati.
Progetti "pensati" con attenzione, frutto di una ricerca sui materiali, sulla funzione, sull'uso, ricerca che i Gum hanno svolto e svolgono anche in ambito universitario con lezioni e workshop presso la Libera Università di Bolzano, il Cried di Milano, lo Ied di Firenze e Roma, l'Università di Pisa e il Celsius di Lucca, la Facoltà di Architettura di Genova e quella di Ingegneria di Trento.
E il design permette di esprimere compiutamente tutto il piacere di "giocare" con il progetto, di scardinare le convenzioni, di interpretare un tema con ironia, con un tono volutamente leggero, ma nello stesso tempo costringe a soffermarsi, a indugiare in una riflessione, quasi a voler condensare e concentrare in un oggetto mille spunti.
Possono essere gli stampi in silicone Diamond e Berry (F.lli Guzzini, 2005 e 2006), in cui nel primo il cubetto di ghiaccio si è trasformato in uno scintillante diamante da servire nelle bevande mentre nel secondo si ha la trasposizione tridimensionale del profilo lineare di un frutto, o lo zaino Backcap (Invicta, 2007) in materiale leggerissimo, che contiene un comodo cappuccio in caso di pioggia improvvisa. E ancora i numerosi complementi per la tavola come quelli della collezione Maison (Serafinozani, 2008) fatti da una sottile lastra di acciaio satinato piegata come un foglio di carta, o il vassoio Sensi unici, concept studiato per Lagostina (2012), che riprende l'idea del cesto da pic nic in cui rientrano numerosi elementi – coppette, tazze, contenitori – monoporzioni per ricche degustazioni, o i vassoi Foglie per De Vecchi (2009) dalla superficie dell'argento solcata dalle venature per la linfa. Sempre in argento sono nate le serie Dialoghi e Monologo: la prima è costituita da tre cornici che soddisfano tre differenti esigenze - il dialogo intimo, il dialogo a due e il dialogo aperto -, mentre la seconda serie, dalla superficie variamente mossa, privilegia le
sensazioni tattili e percettive (De Vecchi Milano 1935, 2011). Il capitolo dell'argento, complici i giochi di luce e i riflessi, affascina Gabriele e Laura, che in Diagramma (De Vecchi Milano 1935, 2012) interpretano il tema del vaso, prendendo spunto dalla silhouette della clessidra: da un unico stampo nascono tre diverse forme in ottone argentato e oro zecchino.
Non può mancare l'interesse per un materiale come la terra che vede i Gum visitare il tema del vaso con Isabella (Este Ceramiche, 2007) che è, a seconda di come viene appoggiato, vaso o fruttiera, dotato anche di una mela in ceramica, rossa come quella delle fiabe. Per la stessa azienda nel 2011 disegnano la serie Espressioni quotidiane, che deriva da una riflessione sullo stato d'animo dell'individuo che si trasmette all'espressione del viso. Punto di partenza l'anfora che sta alla base della forma di tutti e sei i contenitori il cui corpo è in terracotta trattata con l'ingobbio, in contrasto con la parte superiore e l'interno che sono smaltati in bianco lucido.
Il gioco dello sfasamento è presente nei recenti, 2013, Soggetti smarriti per Upgroup/Ceramiche Giuseppe Mazzotti 1903, realizzati in terracotta o in marmo: bottiglie, ciotole, centrotavola prendono vita e diventano i veri protagonisti della tavola, raccontando una loro storia. Ed è invece il marmo vero, tipico della tradizione della zona in cui operano, il protagonista di Vaso vano per Upgroup del 2008, una ripida scalinata di accesso per giungere alla casetta delle fiabe. E' uno dei progetti della collezione Cambiovaso, ideata e curata da Gumdesign, che ha coinvolto trenta designer di fama internazionale e che è stata selezionata per l'Adi Design Index 2009. Ancora il marmo è il materiale di Strati temporali, i centrotavola disegnati nel 2011 per Doma By Sacerdote Marmi, che recuperano le marmette, le parti di scarto della lavorazione del marmo, ricomponendole in un blocco di modeste dimensioni grazie all'uso di colle bicomponenti arricchite da pigmenti naturali, pronto per essere nuovamente lavorato, mostrando le successive stratificazioni degli elementi che lo compongono.
Nel ricco catalogo dei progetti di Gumdesign si contano anche numerosi complementi d'arredo come l'ultima creazione, la collezione Mastro (De Castelli, 2013) per la casa e l'ufficio, libreria, tavolo e seduta: un richiamo all'antico tavolo da lavoro, una lastra in ferro acidato poggiante su cavalletti in legno d'abete che possono rientrare sotto il piano, riducendo al minimo l'ingombro per l'immagazzinamento. Il ferro ritorna anche nella serie Nativo, sempre per De Castelli (2012) unito questa volta alla pietra lavica, essenziale, solo un profilo che sorregge la pietra, forte e leggero nello stesso tempo, di albiniana memoria. Essenzialità che caratterizza anche Tavolo per Extravega Architectural Fabbrications (2011), ottenuto da una lastra di metallo tagliata con il laser, in cui la striscia laterale del piano diventa il supporto. Infine, a conferma del coinvolgimento in tutti gli ambiti progettuali, interessanti sono i progetti di light design a cominciare da Lucciola, la piccola lampada del 2000 a risparmio energetico, realizzata in una lastra di polipropilene (Inpiega). Ha i caratteri della fiaba Sognibelli (Zeroombra, 2009), che riprende le forme dell'abatjour di una volta, dal caratteristico paralume, integrata con la mensola-comodino dal profilo festonato. Simile, altamente ecologica, è Sweet home dell'anno successivo per Lefel, realizzata in cartone riciclato con lampadina a basso consumo. Interessante e innovativo anche il packaging in
cui è inserita, una scatola di cartone formato A4: pronta per essere sempre portata con sé. Fa uso invece della tecnologia a led Cu, progettata per Zeroombra nel 2010, ripiegabile, costituita da due piccole scatole, una contenente la luce, l'altra gli oggetti della scrivania, penne, matite ecc. Ultimo progetto è Luce solida (De Castelli, 2013), lampada da soffitto pure a led, in cui la luce stessa sembra definire il volume, un cono di diverse dimensioni. Se la trasparenza connota Luce solida, Stonato è una serie di lampade in pietra con luce a led (Martinelli luce/Il Casone, 2012) che gioca sull'esplicito contrasto tra la durezza del materiale e l'impalpabilità della luce, ridotta a una lama disegnata all'interno della struttura in pietra.
Oggetti poetici
Molte delle proposte dei Gum – e come non leggere in loro l'impronta determinante di Laura, la sua attenzione, direi quasi, alla psicologia del prodotto e del suo fruitore?! - sono oggetti fortemente espressivi, che si avvalgono di una serie di rimandi, di allusioni, di richiami emozionali e poetici.
Conservano in sé l'iter racchiuso nell'etimologia dell'aggettivo con cui si possono definire: il termine "poesia" deriva, come è noto, dal greco ?????? e rimanda al verbo ????, che significa fare, creare, inventare e gli oggetti "poetici" dei Gum sono il risultato di un "fare", di un "costruire", di un "inventare", frutto di un percorso, nel quale progettazione e fantasia si fondono.
Conservano in sé la capacità dei loro artefici di stupirsi di fronte alla realtà, di avere e mantenere uno sguardo fresco, un po' ingenuo, in grado di sorprendersi, di cogliere la meraviglia del mondo. E' del poeta il fin la meraviglia, scriveva Giambattista Marino, e la capacità di meravigliare e di meravigliarsi permette di cogliere dettagli, di apprezzare particolari, di gioire di fronte ad aspetti apparentemente poco importanti. E di fatto un numero significativo di oggetti progettati dai Gum intendono rispondere a specifiche esigenze con grande semplicità, spesso con una delicata ironia, sempre con fantasia.
E' davvero l'originalità dell'idea ispiratrice che rende unici oggetti in sé di modesto valore, che li rende pregevoli, dotati di una forte valenza significante.
Bricioli (Progetti, 2005) è pensato non solo per raccogliere le briciole, ma anche per utilizzarle come cibo per gli uccellini: una poetica interpretazione in tema di riciclo; AI:D, invece, è il cerotto per "curare" un oggetto danneggiato o vecchio ed evitare di buttarlo (Opos, 2007). Shadow è un sottobicchiere, lucido o satinato, che simula l'ombra di un calice per nobilitare l'anima del povero bicchiere d'acqua e diventa un piccolo appoggio per accogliere una sottile fetta di pane e Traccia (entrambi per Serafinozani, 2008) è una serie di complementi per la tavola in acciaio, che traggono ispirazione dai segni lasciati sulla tovaglia da un bicchiere o da una bottiglia. Analoga a quella di Shadow è l'ispirazione sottesa a Vaso finto: progettato in argento per De Vecchi nel 2010, presenta il classico vaso, di solito in cotto, che si stacca dal centrino di pizzo su cui è appoggiato.
Ma anche il gioiello trova nei Gum un'interpretazione originale, fatta di poesia: Rose (Maurizio Colombo, 2006) è un bracciale in argento che contiene un potpourri, il cui aroma fuoriesce da numerosi forellini che solcano la superficie, disegnando delicate rose mentre Regina di cuori (Msp / Daily Review, 2010) è una collana importante, dal luccichio dorato, ma realizzata in materiale gonfiabile! Storie per la Testa (De Vecchi Milano 1935 , 2010), infine – davvero suggestivi i nomi degli oggetti dei Gum - è una serie di quattro cerchietti da capelli in argento che raccontano storie differenti.
Progettare con il vetro
Anche questo particolare materiale è praticato da Gabriele Pardi e Laura Fiaschi, che ne hanno colto le potenzialità, nonostante le difficoltà di lavorazione.
Senz'altro è materiale privilegiato per la realizzazione di apparecchi illuminanti e per la muranese Vivarini Gumdesign ha progettato Alpha (2007), una serie di lampade e vasi ispirati a un extraterreste, e Bubble (2008), che richiama le bolle di sapone, al cui interno è racchiusa una lampadina a risparmio energetico. Nello stesso anno è presentata al Salone del Mobile di Milano Microcosmo prodotta da Formia, una lampada a tiratura limitata di 50 esemplari costituita da una sorta di campana conica che racchiude, oltre alla lampadina, una pianta grassa. Il tema della cupola ritorna anche in Souvenir (De Castelli/Vilca, 2012) in cristallo soffiato: riprendono le campane a base circolare o ovale, che proteggevano orologi o piccole statue, e ora racchiudono piccoli oggetti bidimensionali in metallo, piccole installazioni fortemente evocative.
L'attenzione al mondo naturale abbinato alla trasparenza, presente in Microcosmo, aveva già trovato una felice, originale interpretazione in Flora, una lampada da soffitto realizzata in vetro pirex (Tredicidesign, 2008): un supporto metallico regge una lampadina Floraset di Osram particolarmente adatta a favorire la crescita dei vegetali; intorno si distende una serie di "rami" alla cui estremità piccoli contenitori svolgono la funzione di vasi entro cui crescono delle piantine. La natura è ispiratrice anche dei vasi Bees (Vivarini, 2009) in vetro soffiato e poi molato, che riproducono, infatti, l'architettura degli alveari.
Anche l'oggetto quotidiano è reinterpretato all'insegna della natura: il servizio Hya del 2012, per Bormioli Rocco in vetro trasparente e porpora, costituito da sette elementi - piatto piano, fondo e da dessert, coppetta, insalatiera e bicchieri per acqua e bibita -, si caratterizza per la presenza di un grande fiore riempito da un'infinità di goccioline.
Sempre legati alla progettazione di oggetti d'uso ecco i calici, che propongono una nuova interpretazione dell'atto del bere, collegandosi con l'indagine psicologica. Capostipite di questa ricerca è Swing (Colle Vilca, 2008), un calice in cristallo a dondolo, poiché il piede non è piano bensì curvato, così da favorire la decantazione del vino versato. Swing viene inserito nel 2011 nella serie dei Calici caratteriali, che palesano le caratteristiche di alcuni tipi umani: Swing è, infatti, l'estroverso, capace di coinvolgere il consumatore, cui si contrappone l'introverso, un calice molto semplice abbinato alla caraffa nella quale sembra nascondersi; nell'altruista il profilo del bordo si trasforma in un
beccuccio, per una generosa condivisione mentre l'ambiguo, incerto e indeciso, si deforma, caricandosi di funzionalità, facilitando la decantazione del vino; il conservatore è dotato di un tappo in sughero per conservare le caratteristiche organolettiche del vino; completano la serie il passionale, composto da due calici con le coppe inclinate l'una verso l'altra, e il rilassato dalla coppa molto aperta e distesa, leggermente asimmetrica per favorire la degustazione.
La ricerca della forma abbinata alla personalità dell'individuo aveva trovato una prima interpretazione nel 2009, quando per Gianni Seguso nascono i Calici emozionali, che già nel nome tradiscono la propria originalità. Realizzati in vetro soffiato, presentano un foro posizionato a diverse altezze che permette di identificare il bevitore: dall'Astemio, il cui calice contiene solo un goccio di vino, giusto per partecipare al brindisi, allo Smodato, nel bicchiere del quale il foro è posto quasi all'imboccatura, potendo quindi contenere una notevole quantità di vino, passando per l'Equilibrato, il cui calice contiene una giusta quantità di liquido. Ricordano i tedeschi passglass, i bicchieri per la birra, in uso dal XVI secolo, lungo il cui corpo circolare corrono strisce orizzontali equidistanti per indicare la quantità di birra che ogni bevitore doveva sorbire.
Tra progetto e poesia: le proposte per Altare
Ed è il tema del bicchiere che è stato nuovamente affrontato per Altare Vetro Design, recuperando la tradizione locale, famosa proprio per il vetro d'uso e incolore, "bianco" come lo definiscono gli altaresi. Sono centinaia le forme di bicchieri che sono nate nei decenni nelle fornaci locali e pare impossibile che un oggetto tanto praticato possa ancora trovare nuove interpretazioni.
Ma i Gum si trovano a loro agio con questa tipologia: per AVD il bicchiere si fa piccolissimo, giusto per un piccolo sorso. E Sorsino si chiama, infatti, questa piccola coppa sferica sorretta da un breve piede troncoconico: minuto, aggraziato ma nello stesso tempo robusto, adatto a una presa sicura. Una nuova declinazione del bicchiere da rosolio o di quello per l'amaro: una delizia da centellinare, da assaporare lentamente.
Accanto a Sorsino la vetraia Elena Rosso ha soffiato anche Monofono: una serie limitata di "amplificatori sonori", proposta in tre differenti misure. Esprime compiutamente la poetica dei Gum, la loro modalità di progettazione, la loro capacità di far dialogare espressioni, sensazioni, pensieri tra loro lontani. Richiama Microcosmo, la lampada che racchiude una pianta, e con la stessa poeticità contiene, invece, un carillon. Ma, per l'accostamento di materiali profondamente diversi, rimanda anche a L'improbabile, il cucù realizzato in argento per De Vecchi (2010) con un uccellino in plastica. Un oggetto "improbabile", appunto, poiché privo di lancette, che induce a dimenticare il tempo e per conoscere l'ora bisogna attendere il canto dell'uccellino. La medesima riflessione sul tempo è ripresa due anni più tardi con Tucano (De Vecchi Milano 1935), il cucù da parete: l'orologio, dalla tradizionale forma a casetta, è qui però dotato delle lancette e, senz'altro più convenzionale, è pronto a scandire il fluire del tempo.
Nella proposta per AVD è volutamente forte il contrasto tra la leggerezza del contenitore in vetro soffiato, aperto a imbuto, che si fa nella dimensione maggiore sempre più slanciato, e il marchingegno, frutto di
un'industrializzazione a basso costo, realizzato a Hong Kong. Monofono propone ancora una volta il gioco degli sconfinamenti: da un lato la trasparenza del vetro, da migliaia di anni immutabile, dall'altro la plastica gialla di un oggetto poco più che usa e getta.
Ne nasce un prodotto dalla valenza fortemente concettuale, che incuriosisce, che pone delle domande, che unisce
– novella sinestesia – la purezza della forma, per la gioia della vista, con quella del suono.
Conservano in sé la capacità dei loro artefici di stupirsi di fronte alla realtà, di avere e mantenere uno sguardo fresco, un po' ingenuo, in grado di sorprendersi, di cogliere la meraviglia del mondo. E' del poeta il fin la meraviglia, scriveva Giambattista Marino, e la capacità di meravigliare e di meravigliarsi permette di cogliere dettagli, di apprezzare particolari, di gioire di fronte ad aspetti apparentemente poco importanti. E di fatto un numero significativo di oggetti progettati dai Gum intendono rispondere a specifiche esigenze con grande semplicità, spesso con una delicata ironia, sempre con fantasia.
E' davvero l'originalità dell'idea ispiratrice che rende unici oggetti in sé di modesto valore, che li rende pregevoli, dotati di una forte valenza significante.
Bricioli (Progetti, 2005) è pensato non solo per raccogliere le briciole, ma anche per utilizzarle come cibo per gli uccellini: una poetica interpretazione in tema di riciclo; AI:D, invece, è il cerotto per "curare" un oggetto danneggiato o vecchio ed evitare di buttarlo (Opos, 2007). Shadow è un sottobicchiere, lucido o satinato, che simula l'ombra di un calice per nobilitare l'anima del povero bicchiere d'acqua e diventa un piccolo appoggio per accogliere una sottile fetta di pane e Traccia (entrambi per Serafinozani, 2008) è una serie di complementi per la tavola in acciaio, che traggono ispirazione dai segni lasciati sulla tovaglia da un bicchiere o da una bottiglia. Analoga a quella di Shadow è l'ispirazione sottesa a Vaso finto: progettato in argento per De Vecchi nel 2010, presenta il classico vaso, di solito in cotto, che si stacca dal centrino di pizzo su cui è appoggiato. Ma anche il gioiello trova nei Gum un'interpretazione originale, fatta di poesia: Rose (Maurizio Colombo, 2006) è un bracciale in argento che contiene un potpourri, il cui aroma fuoriesce da numerosi forellini che solcano la superficie, disegnando delicate rose mentre Regina di cuori (Msp / Daily Review, 2010) è una collana importante, dal luccichio dorato, ma realizzata in materiale gonfiabile! Storie per la Testa (De Vecchi Milano 1935 , 2010), infine – davvero suggestivi i nomi degli oggetti dei Gum - è una serie di quattro cerchietti da capelli in argento che raccontano storie differenti.
Progettare con il vetro
Anche questo particolare materiale è praticato da Gabriele Pardi e Laura Fiaschi, che ne hanno colto le potenzialità, nonostante le difficoltà di lavorazione.
Senz'altro è materiale privilegiato per la realizzazione di apparecchi illuminanti e per la muranese Vivarini Gumdesign ha progettato Alpha (2007), una serie di lampade e vasi ispirati a un extraterreste, e Bubble (2008), che richiama le bolle di sapone, al cui interno è racchiusa una lampadina a risparmio energetico. Nello stesso anno è presentata al Salone del Mobile di Milano Microcosmo prodotta da Formia, una lampada a tiratura limitata di 50 esemplari costituita da una sorta di campana conica che racchiude, oltre alla lampadina, una pianta grassa. Il tema della cupola ritorna anche in Souvenir (De Castelli/Vilca, 2012) in cristallo soffiato: riprendono le campane a base circolare o ovale, che proteggevano orologi o piccole statue, e ora racchiudono piccoli oggetti bidimensionali in metallo, piccole installazioni fortemente evocative. L'attenzione al mondo naturale abbinato alla trasparenza, presente in Microcosmo, aveva già trovato una felice, originale interpretazione in Flora, una lampada da soffitto realizzata in vetro pirex (Tredicidesign, 2008): un supporto metallico regge una lampadina Floraset di Osram particolarmente adatta a favorire la crescita dei vegetali; intorno si distende una serie di "rami" alla cui estremità piccoli contenitori svolgono la funzione di vasi entro cui crescono delle piantine. La natura è ispiratrice anche dei vasi Bees (Vivarini, 2009) in vetro soffiato e poi molato, che riproducono, infatti, l'architettura degli alveari. Anche l'oggetto quotidiano è reinterpretato all'insegna della natura: il servizio Hya del 2012, per Bormioli Rocco in vetro trasparente e porpora, costituito da sette elementi - piatto piano, fondo e da dessert, coppetta, insalatiera e bicchieri per acqua e bibita -, si caratterizza per la presenza di un grande fiore riempito da un'infinità di goccioline.
Sempre legati alla progettazione di oggetti d'uso ecco i calici, che propongono una nuova interpretazione dell'atto del bere, collegandosi con l'indagine psicologica. Capostipite di questa ricerca è Swing (Colle Vilca, 2008), un calice in cristallo a dondolo, poiché il piede non è piano bensì curvato, così da favorire la decantazione del vino versato. Swing viene inserito nel 2011 nella serie dei Calici caratteriali, che palesano le caratteristiche di alcuni tipi umani: Swing è, infatti, l'estroverso, capace di coinvolgere il consumatore, cui si contrappone l'introverso, un calice molto semplice abbinato alla caraffa nella quale sembra nascondersi; nell'altruista il profilo del bordo si trasforma in un beccuccio, per una generosa condivisione mentre l'ambiguo, incerto e indeciso, si deforma, caricandosi di funzionalità, facilitando la decantazione del vino; il conservatore è dotato di un tappo in sughero per conservare le caratteristiche organolettiche del vino; completano la serie il passionale, composto da due calici con le coppe inclinate l'una verso l'altra, e il rilassato dalla coppa molto aperta e distesa, leggermente asimmetrica per favorire la degustazione.
La ricerca della forma abbinata alla personalità dell'individuo aveva trovato una prima interpretazione nel 2009, quando per Gianni Seguso nascono i Calici emozionali, che già nel nome tradiscono la propria originalità. Realizzati in vetro soffiato, presentano un foro posizionato a diverse altezze che permette di identificare il bevitore: dall'Astemio, il cui calice contiene solo un goccio di vino, giusto per partecipare al brindisi, allo Smodato, nel bicchiere del quale il foro è posto quasi all'imboccatura, potendo quindi contenere una notevole quantità di vino, passando per l'Equilibrato, il cui calice contiene una giusta quantità di liquido. Ricordano i tedeschi passglass, i bicchieri per la birra, in uso dal XVI secolo, lungo il cui corpo circolare corrono strisce orizzontali equidistanti per indicare la quantità di birra che ogni bevitore doveva sorbire.
Tra progetto e poesia: le proposte per Altare
Ed è il tema del bicchiere che è stato nuovamente affrontato per Altare Vetro Design, recuperando la tradizione locale, famosa proprio per il vetro d'uso e incolore, "bianco" come lo definiscono gli altaresi. Sono centinaia le forme di bicchieri che sono nate nei decenni nelle fornaci locali e pare impossibile che un oggetto tanto praticato possa ancora trovare nuove interpretazioni.
Ma i Gum si trovano a loro agio con questa tipologia: per AVD il bicchiere si fa piccolissimo, giusto per un piccolo sorso. E Sorsino si chiama, infatti, questa piccola coppa sferica sorretta da un breve piede troncoconico: minuto, aggraziato ma nello stesso tempo robusto, adatto a una presa sicura. Una nuova declinazione del bicchiere da rosolio o di quello per l'amaro: una delizia da centellinare, da assaporare lentamente.
Accanto a Sorsino la vetraia Elena Rosso ha soffiato anche Monofono: una serie limitata di "amplificatori sonori", proposta in tre differenti misure. Esprime compiutamente la poetica dei Gum, la loro modalità di progettazione, la loro capacità di far dialogare espressioni, sensazioni, pensieri tra loro lontani. Richiama Microcosmo, la lampada che racchiude una pianta, e con la stessa poeticità contiene, invece, un carillon. Ma, per l'accostamento di materiali profondamente diversi, rimanda anche a L'improbabile, il cucù realizzato in argento per De Vecchi (2010) con un uccellino in plastica. Un oggetto "improbabile", appunto, poiché privo di lancette, che induce a dimenticare il tempo e per conoscere l'ora bisogna attendere il canto dell'uccellino. La medesima riflessione sul tempo è ripresa due anni più tardi con Tucano (De Vecchi Milano 1935), il cucù da parete: l'orologio, dalla tradizionale forma a casetta, è qui però dotato delle lancette e, senz'altro più convenzionale, è pronto a scandire il fluire del tempo.
Nella proposta per AVD è volutamente forte il contrasto tra la leggerezza del contenitore in vetro soffiato, aperto a imbuto, che si fa nella dimensione maggiore sempre più slanciato, e il marchingegno, frutto di un'industrializzazione a basso costo, realizzato a Hong Kong. Monofono propone ancora una volta il gioco degli sconfinamenti: da un lato la trasparenza del vetro, da migliaia di anni immutabile, dall'altro la plastica gialla di un oggetto poco più che usa e getta.
Ne nasce un prodotto dalla valenza fortemente concettuale, che incuriosisce, che pone delle domande, che unisce – novella sinestesia – la purezza della forma, per la gioia della vista, con quella del suono.