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Identità PoroseOggetti all’interno di segni senza peso, disegnando, più che “cose”, brani di grafica allo stato solido...


by
Stefano Caggiano

IDENTITÀ POROSE
in "Confini Spontanei, Naturalmente Reversibili" / 2012

Gli spazi di confine sono oggi luoghi molto frequentati, popolati da creature ibride tra le più numerose dell’ecosistema creativo. Il design del XXI secolo è infatti un processo in continua accelerazione crossmediale, fatto di semiotiche in fiamme che evitano accuratamente la sovrapposizione a una realtà in asintotica dissolvenza.

Ne deriva uno scenario estremamente scivoloso, privo di punti fermi, ma anche vivace e variegato in cui i Gumdesign mostrano di sapersi muovere come pesci nell’acqua, interagendo con oggetti e segni che non appartengono più a piani distinti ma che formano insieme la sostanza digito-materiale del design contemporaneo.

Era quindi del tutto naturale che fossero proprio Gabriele Pardi e Laura Fiaschi – con la loro caratteristica capacità di gestire lo spessore materiale degli oggetti all’interno di segni senza peso, disegnando, più che “cose”, brani di grafica allo stato solido – a vedere l’incontro tra realtà aziendali diverse non come la risultante originata da polarità distinte, ma piuttosto, per una sorta di inversione gestaltica, come il campo di “emergenza” positiva di una specifica esperienza ibrida.

Nasce così Confini spontanei, iniziativa progettuale che attua il deliberato trasloco semantico tra tipologie oggettuali diverse, connettendo aziende, ramificazioni di senso, immaginari di riferimento. Ed è qui che prende forma Isola, collezione di imbottiti e complementi in marmo disegnati per Giovannetti Collezioni e Sacerdote Marmi, i cui elementi si aggregano e si liberano mostrando come i segni “grafici” di telai metallici gialli possano diventare elemento di unione tra i “corpi” delle pietre e i tessuti gessati.

Il progetto Isola affronta di petto la sfida dell’ibridazione di confine, “sovradeterminando” l’oggetto morbido per eccellenza (il divano, il sofà) con il materiale duro per eccellenza (il marmo, la pietra).

In psicanalisi la sovradeterminazione consiste nella determinazione di un fenomeno (per esempio, una figura in un sogno) da parte di una pluralità di fattori latenti, che si “condensano” a formare un’immagine il cui sottostante è composto da tutti questi fattori allo stesso tempo: o meglio, dai fattori che abitano i tempi paralleli di universi psichici alternativi. Il pensiero inconscio infatti non segue le categorie logiche del pensiero conscio, per il quale A = A, A != B e tertium non datur. Per l’inconscio non c’è niente di strano nel pensare che A = B e A != A; così come non c’è niente di strano nell’amare/odiare una persona, essere spaventati/attratti da un corpo, vedere/non-vedere il miele nero del proprio pozzo. Il pensiero inconscio è pensiero “oceanico” che fonde le distinzioni articolate dal pensiero conscio riportando il magma significante allo stato pastoso, in cui i confini tra A e B sono permeabili, spontanei, revocabili.

E come il mare è abitato da pietre che sono vive (entità a metà strada tra la condizione minerale e quella vegetale), così il disegno industriale allo stato linguistico caratteristico del nostro tempo è attraversato da opacità trasparenti, leggerezze pesanti ed evanescenze persistenti che i designer sanno ormai gestire in maniera matura, diversa dagli innesti alchemici delle prime sperimentazioni sugli ibridi, prendendosi cura di questi crinali transfiniti come di aiuole in cui appiccare fiori di progetto e far vibrare gli oggetti all’interno di identità porose che li facciano essere, allo stesso tempo, se stessi e altro da sé.