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Lavorare ai ConfiniPercorsi mentali, così leggo questa sperimentazione dei Gabrielaura, alias Gumdesign...


by
Luisa Bocchietto

LAVORARE AI CONFINI
in "Confini Spontanei, Naturalmente Reversibili" / 2012

Percorsi mentali; così leggo questa sperimentazione dei Gabrielaura, alias Gumdesign, alias Gabriele Pardi e Laura Fiaschi. Ha detto giustamente Marco Romanelli in un precedente pezzo di “lettura” del loro lavoro che il riferimento può essere trovato forse più nella psicoanalisi che non nell’approccio del design razionalista.

Sarà una coincidenza: ultimamente la psicoanalisi suscita sempre più il mio interesse nel cercare di capire le ragioni della creatività e del progettare. In un mondo sovraccarico di oggetti ciò che ci importa, nel procedere verso la comprensione, non è più tanto l’oggetto in se’, quanto il percorso che porta alla sua realizzazione. Siamo ormai capaci di progettare oggetti e di produrli in modo impeccabile. Certamente dobbiamo produrre in modo più controllato e senza creare troppi danni all’ambiente; è un dato di fatto però che la bellezza e l’armonia di un prodotto realizzato bene siano ormai un obiettivo alla portata di molti, un risultato che siamo in grado di raggiungere con maestria. L’obiettivo inconsapevole o cosciente di molti progettisti oggi è quello, invece, di interrogarsi sui processi, sulle strade da percorrere per arrivare all’innovazione, utile al sistema. In modo ancora più profondo l’obiettivo può diventare quello di interrogarsi sul processo creativo, che rappresenta una necessità per alcuni: da dove proviene, cosa vuole dirci, dove ci porta?

Si tratta di un cammino che ha a che fare con la comprensione del mondo; una comprensione diversa da quella scientifica, razionale, deduttiva a cui ci ha abituati la scienza. Si tratta della comprensione emotiva, empatica dell’artista che comprende il mondo attraverso lo stupore. Percorsi diversi, evidentemente, che portano agli stessi traguardi e che ci suggeriscono di dedicare più attenzione a strumenti di lettura da tempo abbandonati quali l’intelligenza emotiva, l’intuizione che procede per assonanze, lo spostamento trasversale per scoprire nuovi percorsi possibili, la focalizzazione sul dettaglio per comprendere il tutto e viceversa.

Alcune di queste modalità sono ben conosciute da chi progetta e vengono messe in atto di proposito per trovare nuove ispirazioni; in aggiunta a questo procedimento interrogarsi consapevolmente su questi percorsi significa avvicinarsi in modo eccitante al fulcro della creazione. Non a caso la parola “creatività” si avvicina impudicamente a “creatore”; non a caso essere definiti “creativi” è un attributo così ambito da parte di tanti aspiranti designer e architetti, pur in assenza di ragionevoli speranze di remunerazione. Avvicinarsi al cuore della creazione, che si tratti di un oggetto, di un prodotto o di un processo, è un percorso attraente da intraprendere e da raccontare. Ci vuole coraggio, umiltà, pazienza e una certa dose di incoscienza. Bisogna sapere e dimenticare allo stesso tempo; conoscere e rinascere, avere occhi da vecchio e da bambino, giocare liberamente e tirare le fila quando serva.

I confini non sono per niente spontanei, in definitiva; bisogna cercarli, oltrepassarli e poi giustificarli. I confini tra arte, artigianato, design esistono. Per chi lavora in questi diversi ambiti è chiaro che cosa siano queste diverse attività e quali meccanismi coinvolgano nella loro produzione e diffusione. Spesso però è proprio lavorando sui confini che ci si interroga sul senso relativo di un elemento e s’incontra l’essenza caratterizzante di una cosa. I confini sono margini in cui infilarsi, in cui è possibile sollevare un lembo e scoprire la struttura sottostante, per vederla più da vicino.

Anche in questo caso i confini non sono spontanei, i Gum li vanno a cercare per dare nuove opportunità ai loro imprenditori, mettendo in campo tutta la loro forza visionaria, per scoprire nuove possibilità aggregative, produttive, comunicative. Ma spesso si dice il contrario di una cosa per affermarla.