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Nativo sotto i Migliori AuspiciSuperano l’idea di limite come barriera per vedere l’aspetto costruttivo del mettere in contatto...


by
Domitilla Dardi

NATIVO SOTTO I MIGLIORI AUSPICI
in "Confini Spontanei, Naturalmente Reversibili" / 2012

Che cosa magica sono i confini: ci sono, ma non si vedono; si segnano per poi desiderare di superarli; ti proteggono e ti espongono al tempo stesso. Non è un caso che in tutte le culture e le religioni esista una divinità consacrata al confine. Tra tutte quella che personalmente amo di più è quella di Ganesh, il dio bambino dalla testa di elefante della cultura induista.

Ganesh ha una storia complessa che lo porta a divenire il dio del confine, ma anche del principio, del superamento e del passaggio. Viene creato come il conservatore di una soglia per poi trasformarsi in colui che tutela i nuovi inizi, le partenze, l’attraversamento dei limiti. Insomma, tutto ciò che nasce sotto i migliori auspici.

A questo mi ha fatto pensare il progetto dei Gum Design: al fatto che si tratta di “confini spontanei” che superano l’idea di limite come barriera per vedere l’aspetto costruttivo del mettere in contatto. Creare un dialogo non vuol dire però mescolanza casuale e disorganizzata. Nel progetto di Laura e Gabriele infatti c’è sempre distinzione, riconoscibilità e identità delle parti. Hanno messo vicine realtà che partivano distanti nella geografia e nel comportamento produttivo. Aziende che producono materia e quelle che creano complementi, ognuna sinora nella sua dimensione, sono entrate in contatto grazie a loro che li hanno invitati a un progetto condiviso, pensando che fossero maggiori i vantaggi e i punti in comune che le distanze. Questo è stato particolarmente evidente nella serie “Nativo”, che prevedeva l’incontro tra due attori protagonisti: un’azienda della pedemontana trevigiana e una siciliana; la prima esperta di metalli e l’altra che lavora la pietra lavica. In mezzo, l’intelligenzadei designer che hanno saputo creare la connessione in punta di matita, con la discrezione di chi si mette al servizio del risultato senza ansie di protagonismo.

Il risultato è un segno rigoroso, pulito, "cartesiano", che compone una griglia di elementi modulari e variabilmente componibili diventando librerie, tavoli, panche. Il tutto in una perfetta par condicio: 2 centimetri di spessore alla pietra e 2 al profilato metallico. L’impressione è che i designer abbiano tracciato un perimetro e semplicemente aspettato che le cose accadessero spontaneamente. Un po’ come quando si traccia un segno di matita sulla carta per identificare una figura: quel tratto diviene un margine che non appartiene né completamente alla forma tracciata, né allo spazio vuoto che la circonda, ma sono una derivazione dell’altro e tutto nasce da quel confine tra di loro.

Così i Gum hanno saputo aspettare che la forza delle materie dirompesse da quell’accostamento. L’incontro, d’altra parte, è tra materie antiche, addirittura “primordiali”. Entrambe afferiscono all’elemento terra: da lì nascono, vengono estratte. Tutte e due sono frutto di cambiamenti di stato della materia: dal liquido al solido, andata e ritorno. Già, perché la natura ce le propone per via di solidificazione, ma sono l’artificio umano e la sua sapienza a lavorarle per via di fusione, forgiandole in forme che gli autori pensano come le più appropriate.

In questo caso i Gum si sono rivelati dei sapienti osservatori, oltre che progettisti di talento.
Hanno visto che per trattare le rispettive materie queste aziende non usano additivi, chimica o sostanze "altre". Basta il fuoco. La Terra e il Fuoco. Così come a creare quell’unione che fa la forza bastava un punto di contatto, un segno puro di avvicinamento.

Già, bastava pensarci. E per fortuna Laura e Gabriele lo hanno fatto, con la grazia e la disinvoltura di chi è nel giusto, oltre che nel bello.