Spontaneità SconfinataÈ la sagoma della celebre Linea di Osvaldo Cavandoli, uno dei personaggi più originali e amati...
by
Marco Bazzini
SPONTANEITÀ SCONFINATA AL LIMITE DELLO "STONATO"
in "Confini Spontanei, Naturalmente Reversibili" / 2012
“Carosello e a letto”, un’espressione che i bambini degli anni sessanta e settanta hanno conosciuto bene perchè segnava quel limite che i genitori giudicavano invalicabile tra l’essere attivi del giorno e il non mai troppo apprezzato riposo della notte. Chi mai voleva andare in camera, ma soprattutto chi mai avrebbe voluto spegnere la luce!
Metaforicamente segnato dalla grande porta non si poteva andare oltre, un vero e proprio check point insuperabile che nessun vero o falso volo dell’infantile creatività permetteva di varcare.
Accostare invece un’immagine della memoria con una recentemente capitata alla nostra attenzione è non solo facile o deformazione professionale di chi per forza deve trovare delle chiavi di lettura, ma anche possibilità non limitante per chi quest’ultima immagine l’ha creata. Ovvero, senza intrufolarsi in un dedalo di speculazioni intorno all’estetica contemporanea, non recinta in nessun modo la sua origine né altre possibili interpretazioni.
E quello che spontaneamente mi è balzato in testa alla vista della serie di lampade Stonato è la sagoma della celebre Linea di Osvaldo Cavandoli, uno dei personaggi più originali e amati del nostro cinema di animazione, protagonista anche della pubblicità per una nota azienda di casalinghi trasmessa proprio da quel grande spettacolo che fu Carosello.
Sarà principalmente per quel loro pronunciato nasone che caratterizza entrambi, per la loro silhouette appesantita ai piedi che a ambedue dona stabilità, o per la suggestione del titolo che portano questi oggetti luminosi che richiama il modo di parlare della Linea, un modo totalmente fonetico, e quindi stonato rispetto al comune parlare perché non si armonizza, discorda, con le sonorità a cui siamo abituati, un parlare che è anche enfatizzato, in una mimica visiva, dal movimento del grande naso non molto diverso da quello proposto nei diversi modelli di queste lampade; sarà per queste somiglianze che è nata questa strana associazione che comunque credo sia abbastanza pertinente a quell’immaginario ironico, irriverente, non nozionistico che caratterizza gli oggetti progettati da Gumdesign.
Ma a ben guardare c’è ancora un’altro fattore che li accomuna, e questa volta è nel progetto: quella continuità e unità di segno, il disegno, da cui entrambi prendono origine e dal quale sono portati nel mondo. La linea è il confine che traccia la loro identità ma anche lo stesso limite in cui poter ospitare l’altro, quel pulsare di vita che entrambi possiedono. É lo stesso segno-bordo che anima tutti i personaggi delle strambe avventure disegnate da Cavandoli, così come è dal bordo-segno che nasce quell’intensa evanescenza luminosa che rende queste lampade dalla sagoma massiccia degli oggetti vitali.
Sul fronte, sul limite avviene l’incontro tra i due elementi con cui Gumdesign ha dato corpo a questi oggetti: la massa scultorea della pietra e la vibrazione-momento della luce a led. Una frequentazione nata per vedere più che per vedersi, infatti non è consueto trovare questi due ‘materiali’ accostati insieme, e nei rari casi in cui avviene uno trionfa sull’altro, e comunque è sempre la luce a smaterializzare l’oggetto. Troppo spesso, purtroppo, i confini sono attraversati solo per invadere chi sta dall’altra parte, dimenticandoci che invece lo stare sul confine, l’abitare su un limite è un intenso momento di dialogo e quindi di arricchimento per entrambe le parti, oggetti compresi. Forse questa serie di lampade è “stonata” anche per questo suo rendez-vous al margine.
Comunque per chi della mia generazione avrà la possibilità di spegnere queste lampade - ma forse ancora non vorremmo mai - quest’azione acquisterà tutto un altro sapore proprio per quel rapporto affettivo che inevitabilmente ognuno di noi instaura con gli oggetti: “a letto dopo Carosello”.