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VelaSul rapporto tra architettura e design, il problema posto da Chini con l'insieme della sua opera...


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Immobiliare Gea / 2009

"A differenza di altre città toscane, Viareggio si sviluppò nel corso dell'Ottocento, allorchè, terminate le epidemie che rendevano inabitabile la regione, si determinò una crescita prodigiosa del centro urbano, accompagnata dalla nascita di nuove attività economiche come il turismo e la cantieristica.

Nacque allora uno stile architettonico particolare, fondato su di una unità abitativa razionale, la casa viareggina, e sulle grandi architetture balneari in stile liberty. La cultura architettonica viareggina del periodo liberty deve molto ad una figura come quella di Galileo Chini. Fu in seguito ad un viaggio in Siam, che Chini disegnò le forme orientaleggianti del più significativo edificio del liberty viareggino: il Gran Caffè Margherita. Chini era insieme un architetto, un designer, un pittore di grande livello. Dalla sua manifattura uscivano pregevoli vetri. In opere come il Margherita (ma si pensi anche agli edifici termali da lui progettati a Montecatini e a Salsomaggiore) in cui la pelle dell'edificio conta come e più delle strutture, questo insieme di competenze può dispiegarsi.

Mi capita talvolta di ripensare alla figura di Chini quando rifletto sul lavoro di Gea con Gumdesign. La stessa mescolanza di tecniche e di approccio metodologici (design, pittura, architettura) si ritrova anche nei progetti architettonici del Gumdesign commissionati da Gea.

Anche se non è frutto delle capacità multiformi di un singolo individuo ma di una continua collaborazione: Laura Fiaschi si segnala per le scelte decorative ed il gusto nella scelta dei colori, Gabriele Pardi per la sicurezza del tratto architettonico e la linerarità progettuale perseguita con metodo e testardaggine. Gabriele Pardi si occupa dei nervi e delle ossa dell'edificio, Laura Fiaschi della pelle.

La collaborazione di Gumdesign e Gea si fonda su una duplice questione: quella del rapporto tra architettura e design, il problema posto da Chini con l'insieme della sua opera. E, in secondo luogo, sul desiderio di restituire dignità architettonica a edifici e luoghi industriali o commerciali che affollano le nostre periferie con le loro forme monotone e sempre uguali.

Se il primo edificio progettato da Gumdesign su commissione di Gea era una struttura a destinazione produttiva, contrassegnato dalla immagine giocosa di un gigantesco codice a barre, la seconda realizzazione è costituita da un padiglione a destinazione commerciale, dove sono ospitate due note catena di discount. A riecheggiare, consapevolmente o forse inconsapevolmente, la tradizione di Chini e del liberty viareggino, la struttura architettonica è stata arricchita da variazioni coloristiche: lungo le pareti laterali si susseguono pannelli di cemento dipinti in diverse tonalità di grigio e di bianco, a formare una sorta di composizione astratta. Sul piano architettonico sono da segnalare la facciata inclinata, bilanciata dalla presenza di una breve vela, e ricoperta nella parte superiore da pannelli in alucobond. L'edificio moderno può così provare a stabilire un singolare dialogo, oltre che con la struttura artigianale a barre, con una vecchia villa liberty collocata sull'altro lato della strada. E a sottrarsi, per quanto possibile, alla negativa attrazione esercita dall'area industriale in cui è collocato, nella immediata periferia di Viareggio. Piccole battaglie sono state anche in questo caso necessarie: e non sempre sono state vinte. Il layout di una delle due catene imponeva infatti forti rigidità progettuali ed era per sua natura conservativo. Una volta terminato l'edificio è stato assediato dalle macchine, minacciato da insegne collocate fuori posto, da gazebi improvvisati e quanto altro poteva turbare i sonni tanto dei committenti quanto dei progettisti. Ma ha incominciato a vivere, restituendo un minimo di dignità architettonica ad una parte della città in cui si è sempre progettato con poca attenzione alla bellezza." (Luigi Lazzerini)

luogo
Viareggio

progetto
Gumdesign

photo

Simone Bazzichi + Laura Fiaschi