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Giuseppe Cafaro / 2024
"C'era una volta una casetta piccolina in Canada, no, ragazzi, ho sbagliato, c'erano una volta Timmy, Tommy e Jimmi, "ma che dico!"", c'era una volta la casetta di pan di zenzero di Hansel e Gretel, "neppure!"", c'e' un palmento con una piccola feritoia, una fessura nella spessa facciata di pietra rivolta a mezzogiorno, e il suo prospero vigneto, dove, a volte, il ricordo supera l'attesa. C'e' un palloncino tutto rosso, legato da un filo di lana, svolazzante, avventuroso e sognante, favoloso, bizzarro, instancabile tra le stelle nella notte, tra le nuvole il giorno e Venere a condurlo nell'infinito. A scoprire il mondo in ottanta giorni, a scoprire "le citta' invisibili" e quelle raccontate ne "Il libro delle meraviglie", l'isola del tesoro e l'isolachenonce, "dritto fino al mattino", una vicenda perpetua di partenze e di approdi, di soglia in soglia, e poi l"interiorita', la liberta', le conquiste e i fallimenti, il senso della vita, vincendo il tempo, ma nulla di solenne, "per carita'!"". A raggiungere Sindbad, Aladino e Ali Baba. Ad osservare con stupore quanto "possa essere commovente un semplice prato" e "struggente un fonografo". Amico, meglio tenere i piedi per terra! Ma un'altra voce ammonisce: mettiti in viaggio. O non avrai altri mari e mattini lieti. O non potrai trovare o tornare ad Itaca. Volare non e' difficile come sembra: basta crederci."
"In questa soave e leggera copertina, di un innegabile candore, fatta di sobrieta' felice, forse utopica, c'e' tutto il fare sapiente e delicato di Laura, sostenuto e reso piu avventuroso da Gabriele, sono Alice e il Bianconiglio, nel loro fascino naturale; c'e' il gioco innocente, lo stupore di un bambino, c'e' una divertita ed erudita sperimentazione, nella gioiosa condizione del divenire, del transito e del viaggio, c'e' anche un velo di affettuosa ironia, che intriga e si fa leggere; c'e' un recinto privato che evoca e racconta amicizia, come un inno alla vita, c'e' in controluce una leggibile filigrana, di stati d’animo e di percorsi della memoria, di stratificazioni e di tensioni, ancor piu che di concrete intenzioni progettuali o precisioni grafiche, c'e' tutto quanto elencato da Laura. Ed e' per me il migliore invito a rinnovare con grazia e giocosamente la mia passione per l'architettura, posando le mie pietre sbozzate; e nel farsi e disfarsi della vita, portando pietre rubate alla rovina verso nuovi edifici, come nella metafora del poeta Mario Luzi; e come sosteneva Carlo Scarpa, piantando mille e mille cipressi, - "sono un grande parco naturale, che nel futuro avrebbe ottenuto un risultato migliore della mia architettura" - "puntati al cielo come pennelli in procinto di dipingerlo". Sempre senza prendersi troppo sul serio. Laura e Gabriele, gumdesign, grazie! Per il raro privilegio. Mille foglie che turbinano nell'aria leggere, danzano inarrestabili. Se chiedi al vento di restare."
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