Microscopio e MacroscopioMicroscopio e Macroscopio, senza trascurare il Telescopio...
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Pasquale Persico / 2023
Microscopio e Macroscopio, senza trascurare il Telescopio.
Riflessione dopo la lettura del quadrifoglio esistenziale e relazionale (Minimi, Oggetti Autonomi, Confini Spontanei e La Casa di Pietra) del Tandem creativo Gumdesign.
Utilizzando pensieri non euclidei
I quattro volumi, appena citati, letti in ordine di data di pubblicazione, consentono riflessioni lineari e non lineari, su come uscire dalla malinconia civile (perdita di beni e valori immateriali e relazionali), ma anche dalla melanconia di Giordano Bruno (il tempo e' fuori squadra), temi che ho spesso condiviso con il filosofo amico da sempre, Aldo Masullo, a proposito dei beni di reciprocita' e sussidiarieta' mancanti alla cultura politica del nostro tempo.
Molte delle proposte creative aperte dei quattro libri potrebbero aiutarci a definire qualita' e quantita' dei cosiddetti beni FIL (Felicita' Interna o Interiore Lorda), la qualita' dello spazio dei beni disponibili di nuova urbanita' (città bastevole e socievole con prospettive da costruire di spazi a civilta' plurale, riferibile questa ad A. Camus che ha fortemente voluto la pubblicazione di tutti i pensieri sparsi di Simone Weil, finalmente completata, a partire da Venenzia Salva).
Parto dai volumi intermedi: il ponte culturale sviluppato da Dialoghi Minimi a La casa di Pietra, passa prima da due aperture di ricerca di grande spessore:Confini Spontanei e Oggetti Autonomi.
Con esse possiamo riprendere il concetto Batesoniano sul confine partendo dall'affermazione che le mappe non sono il territorio e che il termine confine e' tutto da scoprire, per non restare nella gabbia culturale dell'identita', che e' sempre storicamente, culturalmente e geneticamente temporanea.
Da lontano era un'isola, ma dai sassi con mille colori e miliardi di forme, da vicino, risaliamo al tema della geomorfologia dei luoghi e se ci domandiamo l'eta' delle montagne non sappiamo rispondere. Abbiamo necessita' di approfondire la nozione di confini reversibili ed il visivo spontaneo che ci appare serve solo da ispirazione.
Il libro ci parla molto del dopo, della traspirazione creativa che e' collettiva, ci fa capire che la metodologia del design questa volta e' processo complesso ed innovativo. Bisogna pero' stabilire la soglia del bastevole, guardare al tempo ed allo spazio della citta' che verra' e definire la nostra storia nell'affrettarsi lentamente.
Confine diventa Con Fine... cioe' capacita' di andare oltre, fino a fuggire dal confine per raggiungerne un altro desiderato, del temporaneo contemporaneo. Si forma un campo, largo creativo, da coltivare con la sapienza del pensiero dolce, anche se non euclideo. Camini come mosaici parlano di un territorio, nuovo campo largo, da integrare non nel senso di Mercato (Europa dei Mercati da unificare) ma nel senso di manifesto della complessita' da saper leggere (macroscopio e gli occhi della mente insieme, e finalmente la locuzione baumaniana si congiunge a quella batesoniana di ecologia della mente).
La coperta musiva delle creazioni, allora, diventa una bandiera di una comunita' aperta, oltre che tavola da imbandire con nuove aperture di colori o seduta per nuove pause necessarie. La Lampade della Mente (DNA Maratea Contemporanea) ci accompagna insieme alle lucciole di Agamben per ritrovare, nel possibile buio, tutte le sorelle delle coperte musive che insieme alle poltrone moltiplicate diventano un arcipelago prima pensato come I Sole, poi da illuminare come citta' diffusa ed arcipelago di nuova umanita'.
I Confini Spontanei, ritrovati, ci hanno finalmente insegnato a volare, ma non abbiamo il coraggio di farlo (Video: Ferrara e l'addizione non lineare), ma allora Ferrara, patrimonio Unesco per l'Architettura e' Brutta?
Scopriamo cosi' che vi e' una moltitudine di Oggetti Autonomi, inconsapevolmente espressivi, sensibili e capaci di formare un infinita moltitudine di oggetti unici, multipli originali. In termini di ecologia della mente, essi rompono la nostra incapacita' di vederli nella loro forma statica, dentro confini definiti. Essi riappaiono in relazione con altri oggetti ed altri luoghi, si specchiano come Pistoletto, ed anch'essi scoprono il tempo e lo spazio che scorre, essi desiderano appartenere alla citta' che viene o verra'. Si riposiziona nella nostra mente la rete ed i fili che hanno portato gli oggetti nella nostra casa, e come per Buccino nel tempo antico, il fuori diventa piu' importante del dentro, nasce la citta' da rivivere come nuova civilta' in transito. Non vi e' la nostalgia di un ritorno ad Itaca. Deleuze ci suggerisce di far perdere peso al ricordo delle radici (ventuno milioni di persone, e forse piu', emigrano ogni anno). Apriamo allora i recinti e liberiamo metaforicamente le nostre "Bestie vive" che vivono come arredo fermo della nostra anima che spesso chiamiamo casa.
Ecco arrivare allora al punto di partenza "Dialoghi Immobili" per ripartire, e riscoprire l'invisibile che non vedevamo attraverso il nuovo visivo che parla all'immaginario creativo, ispirato da muse che non abitano piu' nell’Olimpo della Grecia, esse si sono moltiplicate ed appartengono a piu' continenti ispiratori, questi hanno in comune molte montagne di pietre simili, e noi non lo sapevamo.
Questa scoperta delle eco regioni su scala mondiale e la globalizzazione come storia dell'umanita' ci aiuta a scoprire la Montagna delle Forme generato dagli scarti del mondo che cerca risorse strategiche per i mercati. La riflessione si fa profonda.
La montagna delle forme, o delle idee, generate dal taglio delle mattonelle di cotto a legna della fornace De Martino, per renderle simmetriche potrebbe essere anche la' il racconto sintetico dell'esperienza Gumdesign, raccontata nei quattro libri. Per definire i confini della mattonella e non ricorrere allo spazio della cosiddetta fuga, il tagliatore genera milioni di scarti di forma unica.
L'artista designer rincorre queste forme e le corregge sottraendo ancora e producendo altre idee o forme . Il potenziale della montagna di idee e' immanente e spesso mette a disagio, specie se si fa vivere il Museo Citta' Creativa riempiendolo di nuove idee. Il racconto del Museo Citta' Creativa di Salerno si sovrappone a quello della Casa di Pietra ed alla sua capacita' di generare oggetti della gioia. La Casa di Pietra contiene oggi tanti racconti emersi sulla capacita' del design di parlare di nuove storie esperenziali di poesia dell'apprendimento e della creativita' condivisa.
Affrettarsi lentamente fuori e dentro la casa, e' anche la storia lenta della paese di Buccino diventato citta' doppia.
La Casa di Pietra potrebbe essere ripensata dieci anni dopo a Buccino come contrappunto creativo. Una citta' puo' risuonare sapendo che vi sono anche pietre di fondazione afone diverse dal marmo che per la sua storia e' sempre sonoro, abita il mondo ed ha milioni di suoni; ma anche le pietre afone possono raccontare di citta' madri, come Napoli o altre citta' mediterranee con le loro stratificazione di pietre e frammenti parlanti. La vigna dei mille anni ad Ischia, o cinquecento, racconta dell'ospitalita' del tufo giallo dei campi flegrei, che poi ha reso possibile la nascita di Cuma prima, Partenope dopo e Neapolis ancora dopo. Allora? Allora il viaggio con il Macroscopio e' appena cominciato e la Casa di Pietra e' diventata una citta' del temporaneo contemporaneo da riabbracciare in piu' luoghi.
Joel De Rosnay, "Il Macroscopio ed Dedalo".